Intervista alla nostra specialista Alma Deiana
“Chi vede bene impara prima”
Questa è la frase che spesso si sente dire da chi si occupa dei problemi visivi dei bambini.
La visione, come altre percezioni sensoriali, è una funzione molto importane e al tempo stesso complessa che, oltre a mettere in funzione il bulbo oculare con la sua complicata struttura, permette all’individuo la comunicazione con il mondo esterno.
L’80% delle nostre conoscenze avviene tramite gli occhi. La vista è uno dei sistemi percettivi reattivi che la natura ha messo in atto per far entrare in contatto l’essere vivente con la realtà nella sua percezione: tra il Sé e il Sé, tra il Sé e gli Altri e tra il Sé e il Mondo, in un tempo molto delicato della vita, cioè nel periodo di massimo apprendimento soprattutto visivo, ovvero entro i 6-7 anni.
Secondo il noto psicologo Antonio Miotto, c’è da chiedersi se molti disturbi di comportamento, quali fallimenti, improvvisi blocchi, insuccessi scolastici, deficit di attenzione etc. non vadano strettamente correlati agli effetti della vista.
Quanti bimbi considerati pigri, cattivi, aggressivi, assenti, disattenti o svogliati, sono stati riconosciuti portatori anche solo di piccoli deficit visivi che, una volta corretti, hanno migliorato i loro atteggiamenti?
Senza addentrarci in inopportune generalizzazioni, bisogna escludere i difetti visivi dell’infanzia, specialmente nella società attuale, che non può fare a meno di dispositivi che impegnano più organi di senso che di movimento.
Ma anche le discipline sportive, che oggi sono alla portata di tutti e addestrano ad una sana competitività, richiedono coordinazione occhi-mani-muscoli, che devono essere corrette, adeguate e risultare sincronicamente reattive.